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» Benefici del fitwalking

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La funzione motoria insieme con la nutrizione e la riproduzione sono certemante le più ancestrali delle attività umane.




L’efficienza fisica, la marcia, la resistenza e la corsa sono state alla base dell’evoluzione dell’uomo poichè gli hanno conferito caratteri di competitività sugli animale e permesso una nutrizione più proteica che è alla base dell’evoluzione stessa dell’uomo. Se consideriamo che per l’assunzione della posizion eretta sono trascorsi almeno 4 milioni di anni, dobbiamo ammettere che tale tempo, in evoluzione biologica, è stato sufficientemente lungo perchè si sviluppassero attività ormonali e sistemi enzimatici deputati alla produzione di energia e cratterizzati da massima resa con il minimo di fabbisogno di substrati, specie in considerazione dell’alimentazione scarsa e incostante e della limitatissima disponibilità di carboidrati in epoca pre-agricola. Negli ultimi 80/100 anni l’automazione di tutte le più comuni attività umane e la grande disponbilità di cibo ed in particolare di carboidrati hanno sconvolto questo equilibrio tra i sistemi di produzione e di utilizzazione di energia evolutosi nel corso di milioni di anni, determinando lo sviluppo “epidemico” di malattie metaboliche, fra le quali il diabete mellito di tipo 2.




Vi sono evidenze dalla biologia molecolare e dalle ricerca clinica, che dimostrano come la macchina umana si sia evoluta teleologicamente per ottenere la massima resa energetica specie in carenza di substrati glucidici e che la sua efficienza è correlata alla pratica quotidiana dell’attività motoria (effetto training).

L’inattività fisica del nostri tempi perpetua quel meccanismo innescato dall’alimentazione iperglicidica ed innesca un circolo vizioso che conduce, attraverso la ridotta sensibilità cellulare all’insulina, all’insorgenza del diabete mellito. L’interruzione di questo perverso circolo vizioso non può non passare attraverso una riscoperta della più comune delle attività motorie, il walking, per altro la più facile da esercitare in tutte le condizioni e in tutte le circostanze, modulandone l’intensità e la durata a seconda dell’efficienza fisica, dell’età e del grado di allenamento. Anche se una attività motoria di bassa intensità e di scarsa o scarsissima durata non manifesta una valenza metabolica essa è comunque importante perchè rappresenta un gradino di quella “Piramide dell’attività fisica” che consente al paziante diabetico di poteer poi acquisire una capacità motoria a valenza metabolica. Un miglioramento anche modesto della massima capacità di consumo di ossigeno (VO2 Max) è correlato (Mc Ardle e coll. 1998) con una drastica riduzione della mortalità per tutte le cause.


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